In un mondo in fiamme, la notizia che in un paese in guerra sia stato ultimato il restauro di un cimitero dedicato ai cavalli a molti potrà apparire irrilevante.
Eppure, forse è proprio in un mondo impazzito e dominato dall’odio che la notizia di un gesto di cura verso un luogo di memoria storica, consacrato all’amore per gli animali, può essere considerata come un piccolo barlume di speranza nell’umanità.
In Russia, nella cittadina di Puškin, nel parco della residenza di Tsarskoye Selo (o Carskoe Selo, a seconda ci come si traslittera l’alfabeto cirillico) è stato completato il recupero del cimitero dei cavalli degli zar.

Si tratta di un luogo unico al mondo, salvaguardato e divenuto visitabile grazie all’ostinata passione di Jean-Louis Gouraud, il giornalista, scrittore e viaggiatore francese, che nel 1990 ha compiuto un epico trekking a cavallo da Parigi a Mosca.
In uno dei suoi innumerevoli viaggi in Russia, Jean-Louis ha scoperto l’esistenza di questa necropoli speciale e con la sua trascinante energia ha messo in croce le autorità russe perché la salvaguardassero.
La loro risposta avrebbe scoraggiato chiunque: se proprio ci teneva tanto, il restauro lo avrebbe dovuto pagare lui…
Ma Gouraud non è certo tipo da arrendersi.
Tornato in Francia ha lanciato una sottoscrizione riuscendo a raccogliere, tra il 1997 e il 2001, circa 40.000 dollari.
Abbastanza per avviare i lavori. Ma cos’è questo posto e qual è la sua origine?
La vicenda risale a due secoli fa. Il 31 marzo 1814 lo zar Alessandro I entrava a Parigi alla testa delle truppe della Coalizione, che avevano sconfitto quelle napoleoniche.
Montava un cavallo grigio, chiamato L’Ami, che lo zar riportò con sé in Russia.
Quando, dopo la sua morte, nel 1825, gli succedette al trono il fratello Nicola, il nuovo zar scoprì che il destriero languiva, dimenticato, nelle scuderie imperiali.
Dopo nemmeno un mese dal suo insediamento, Nicola I emanò un ukase nel quale ordinava la costruzione di una scuderia in cui i vecchi cavalli, distintisi al servizio della corte imperiale, potessero godersi dignitosamente la vecchiaia.
Una sensibilità verso gli animali che stupisce in uno zar che certo non dimostrò altrettanta indulgenza verso gli esseri umani, distinguendosi per la sanguinosa repressione della rivolta decabrista, la persecuzione di intellettuali come Dostoevskij, Gogol’, Puškin e Turgenev e che passò alla storia con il soprannome di “gendarme d’Europa”.
Nicola I decise che la scuderia dove mettere a riposo i cavalli fuori servizio sarebbe dovuta sorgere all’interno della magnifica residenza imperiale di Tsarskoye Selo.

Collocata a 26 chilometri a sud di San Pietroburgo, la tenuta ospita un complesso edifici, tra i quali il palazzo di Caterina, costruito nel XVIII secolo, con l’intento di eclissare Versailles.
È in un angolo del Parco di Alessandro, vasta area verde, che fa parte del complesso, che Nicola I decise di installare la sua casa di riposo per cavalli, affidandone il progetto all’architetto di origine scozzese Adam Adamovitch Menelas.
Questi costruì un edificio neogotico, dal tetto merlato, con otto box e diversi altri ambienti al piano terra.
I lavori terminarono nel 1829 e i fortunati cavalli cominciarono ad arrivare a Tsarskoye Selo, per trascorrere una serena vecchiaia.
L’Ami si godette questo paradiso per tre anni.
Nel 1831 morì di vecchiaia, 17 anni dopo il suo ingresso trionfale nella capitale francese.
L’imperatore ordinò di seppellirlo nei pressi della scuderia dove aveva trascorso i suoi ultimi giorni.

Nacque così un vero e proprio cimitero per cavalli che, all’epoca in cui venne rovesciato l’ultimo zar, nel 1917, contava 120 tombe, ciascuna contraddistinta dalla sua lapide, sulla quale erano riportate in lettere dorate il nome del cavallo, la sua data di morte, a volte quella di nascita, il nome del suo proprietario (l’imperatore, l’imperatrice, il granduca o un principe).
In alcuni casi, anche il nome della battaglia a cui aveva partecipato, o della particolare impresa nella quale s’era distinto.
Dopo la rivoluzione il luogo fu abbandonato, saccheggiato e poi utilizzato come deposito.
Le scuderie vennero trasformate in officina per le riparazioni e il cimitero venne invaso dalle erbacce.
In piena epoca della perestrojka sulle sonnacchiose autorità sovietiche che presiedevano alla tutela del monumento nazionale di Tsarskoye Selo si abbatté il ciclone Jean-Louis Gouraud che, con il suo entusiasmo, la sua energia e la sua ineguagliabile capacità di relazioni nel mondo equestre e istituzionale, riuscì a smuovere le acque.
Oggi, a quasi trent’anni dall’inizio dell’impresa, possiamo finalmente annunciare che questo luogo unico, con le sue 120 tombe di cavalli è stato finalmente salvato dall’oblio, restaurato e aperto alla curiosità dei visitatori.

Jean-Louis Gouraud, al suo arrivo a cavallo sulla Piazza Rossa di mosca – 14 luglio 1990